mercoledì 25 dicembre 2013

Torta al cioccolato con la sua copertura

Io credo.
Nei capelli lunghi e le mani calde.
Nei muscoli tesi dopo la corsa.
Nella religione del pane e del mulino.

Credo nella rive gauche e in Dostoevskij.
Nella democrazia del wi-fi e nell'autarchia di Cesare Pavese.
In Wislawa Szymborska, che sia benedetta, e nei plumcake al cioccolato.

Credo che per urlare davvero basta tacere.
Che accarezzare un libro sia un gesto incredibilmente sexy.
Che i cani abbiano un nome, un cognome e un posto certo in paradiso.

Credo che la seconda volta sia sempre meglio della prima.
Che non sia mai troppo tardi per farsi una buona birra.
E che l'amore sia la risposta, sempre.


Per la torta:
300 g cioccolato fondente
250 g burro
5 uova
110 g zucchero
170 g farina
1 cucchiaino e 1/4 di baking
80 g farina di nocciole

Per la copertura:
250 g cioccolato
125 g panna
70 g burro


Per la torta. Fondere il cioccolato e il burro a bagnomaria. Lavorare le uova e lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Incorporare alle uova la farina e il lievito setacciati insieme, poi unire anche la farina di nocciole e il composto di burro e cioccolato. Versare in uno stampo da 23 cm e cuocere a 150° per 50 minuti circa. Sformare quando si sarà freddato.


Per la copertura: versare gli ingredienti in una ciotola a bagnomaria e mescolare finché il composto non è liscio. Fare riposare un quarto d'ora finché non si addensi, spalmare sulla torta fredda.

sabato 21 dicembre 2013

Cannoli di semifreddo al pistacchio pralinato, arance candite e cioccolato

Dolce è Natale.
Esagerato come le calorie che ci prepariamo a consumare, al netto di ogni improbabile senso di colpa. 
Zuccherino come la manna che cola dai frassini, in stalattiti ricche di gusto e tradizione.
Colorato come i disegni di tutti i bambini dovrebbero essere. 
luminoso, come gli occhi di chi ci ama davvero.

Natale non è un numero sul calendario.
Non sono fiocchi rossi sotto l'albero o candele dorate su tavole imbandite a festa.
Non sono ghirlande di vischio dietro porte tirate a lucido, né calendari dell'avvento, così piacevoli da sfogliare.

Natale è una condizione dell'anima.
È il lunedì mattina presto in ufficio e il venerdì sera a lavoro, con le mani stanche e un mal di testa mica da ridere.
Una parola d'amore nel bailamme della quotidiana frenesia.
Una carezza gentile a chi non se l'aspetta.
Una carità non pubblicizzata, solo sentita.
È primavera e ferragosto.
È tutti i giorni.  


Per il semifreddo:
90 g albumi
60 g zucchero
3 cucchiai d’acqua
180 g panna lucida
50 g pistacchi pralinati
50 g scorze di arance candite di Noto tagliate a cubetti
25 g cioccolato di Modica tritato


Per i pistacchi pralinati:
50 g pistacchi interi pelati
8 g acqua
25 g zucchero

un pezzetto di burro


Per la salsa di ricotta:
60 g ricotta
10 g miele d’arancio
30 g panna fresca
arance candite q.b.

cioccolato a pezzetti q.b.

Per il semifreddo. Preparare la meringa all’italiana montando gli albumi con 15 gr di zucchero e portare lo zucchero restante insieme all’acqua ad una temperatura di 121°C. Quando lo sciroppo sarà arrivato a temperatura, versarlo a filo sugli albumi e continuare a mescolare fino a raffreddamento. Unire alla meringa i pistacchi, le arance e il cioccolato, poi aggiungere delicatamente la panna lucida. Versare nel contenitore prescelto e porre in freezer a riposare.

Per i pistacchi pralinati. In un pentolino portare l'acqua e lo zucchero a 119°. Riscaldare i pistacchi al microonde e versarli calde nello sciroppo, mescolando sempre, Quando saranno caramellati, allontanarli dal fuoco e aggiungere un pezzetto di burro.

Per la salsa di ricotta. Mescolare la ricotta col miele e la panna e passare al setaccio. Aggiungere gli altri ingredienti e conservare in frigorifero fino al momento di impiattare.

venerdì 6 dicembre 2013

Crema al mascarpone, ananas caramellato e crumble al pepe di Sichuan

Morbido è novembre, nel nome gentile.
Racconta di caldarroste roventi e di falangi veloci, a frugarne il tesoro.
Di loti zuccherini, rotondi come solo un ventre di donna sa esserlo.
E di foglie caduche, color del cielo quando è ora di tornare a casa.

Narra il tempo di un tempo che passa e si rinnova, ma non si ripete mai. 

Un nome che torna su capelli bambini.
Mani tremanti ad accompagnare spalle impavide.
Speranze alte poco più di un metro.
E ricordi lunghi una vita intera.

Il mare per stupirsi all'unisono, la mattina presto.
Le lenticchie con i superpoteri, insieme alla frutta magica e alla verdura più allegra che c'è.
Il tablet da spiegare, quando cambia il versus dell'insegnamento senza fare troppo rumore.

È il mese di nonni e nipoti, ma solo se hanno tempo da dedicarsi a vicenda.
Se possono scambiarsi gli occhi, e contagiarsi il buonumore.
Se possono intrecciare le dita di mani incredibilmente uguali, e crescere insieme.

La genetica non esiste, se non è declinata dai sentimenti.
I cromosomi sono fatti di notti bianche, e di giorni coloratissimi.
Il diritto è una questione d'amore, come d'altronde tutto il resto.



Per la crema al mascarpone:
4 tuorli
250 g mascarpone
4 cucchiai zucchero vanigliato


Per l'ananas caramellato:
1 ananas 
2 cucchiai di miele
1/2 baccello di vaniglia

Per il crumble al pepe di Sichuan:
150 g farina di riso
150 g farina di mandorle
150 g zucchero a velo
150 g burro morbido
q.b. pepe di Sichuan

Per il crumble. Impastare gli ingredienti tutti insieme, quindi fare riposare in frigorifero per un'ora circa. Staccare dall'impasto delle grosse briciole, versare su una leccarda da forno coperta di silpat e infornare a 160° fino a colorazione.

Per la crema al mascarpone. In una ciotola posta sopra un leggero bagnomaria montare i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungere il mascarpone e sbattere energicamente. Trasferire la crema in un sac à poche e riempire il fondo del bicchiere.

Per l'ananas caramellato. Sbucciare l'ananas e tagliarlo a cubetti. Fare sciogliere il miele in padella, aggiungere i semi del baccello di vaniglia e l'ananas a pezzi . Cuocere 10-15 minuti, finché l'ananas non sia caramellato, poi allontanare dal fuoco e fare freddare. 

Terminare i bicchieri distribuendo l'ananas a cubetti e il crumble al pepe Sichuan. Mangiare con amore, ché viene meglio.

mercoledì 27 novembre 2013

Semifreddo al triplo cioccolato

Parto.

Per un viaggio che non so dove porta.
Per una strada di cui non conosco i crocicchi.
Per un mare che non mi bagna più come prima.

Parto con gli orecchini che ti piacciono tanto e i capelli che non ami per niente.
Il tuo odore sulla sciarpa, nella testa, dentro il cuore.

Parto perché è giusto partire.
Perché a volte restare vuol dire fermarsi, e io non ne ho voglia, nè posso farlo.
Ho due paia di occhi grandi a cui rendere conto.
Occhi che conoscono l'amore, e solo quello devono conoscere sempre.

Parto.
In qualche modo torno.
Una strada si troverà.


250 g cioccolato fondente
3 uova
2 tuorli
110 g zucchero
440 ml panna 
75 g cioccolato al latte, a pezzi
75 g cioccolato bianco, a pezzi

Sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria e tenere da parte.
In una ciotola su un bagnomaria montare le uova con i tuorli e lo zucchero, fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Allontanare dal fuoco e continuare a 
sbattere fino a raffreddamento. Incorporare delicatamente il cioccolato fuso.
Montare la panna lucida, unire il composto di uova e cioccolato e il restante cioccolato a pezzetti.
Versare in uno stampo per torte o una ciotola metallica, coprire e far riposare in freezer per una notte.

Mangiare nel viaggio verso casa.

domenica 24 novembre 2013

Biscotti a scacchi

Piove e tira vento.
La mente è umida, come i pensieri che contiene.
Sono tutti zuppi, non ce n'è uno che si salvi.

La vita non è sempre un plumcake al cioccolato.
Buona e semplice, con un buon odore di casa, non è sempre così.
A volte è solo una crema che straccia e una ganache che non monta.

L'hai preparata con gli ingredienti migliori, gli unici per te.
L'hai lasciata lì, a riposare tutta la notte, come chimica comanda.
Le hai dato tutto il tempo che le serve, forse anche qualcosa in più. 
Eppure non monta.
Non ha voglia di alleggerirsi e diventare golosa. 
Non c'è niente da fare.

Zuppa per pranzo, oggi.
Niente dessert.


Per la frolla bianca:
80 g farina
80 g farina di riso
60 g burro
40 g zucchero
1 uovo
1 pizzico di sale
1 cucchiaino estratto di vaniglia

Per la frolla al cacao:
70 g farina
10 g cacao in polvere
80 g farina di riso
60 g burro
40 g zucchero
1 uovo
1 pizzico di sale
una grattugiata di fava tonka

Per la finitura:
albume q.b.

Preparare le frolle separatamente: sabbiare gli ingredienti secchi, aggiungere l'uovo, dare la forma di una palla e fare riposare in frigorifero. Stendere le frolle in due rettangoli dai contorni ben definiti, di uguale spessore e dimensione, e sovrapporli dopo averli spennellati con albume. Dividere il rettangolo in due quadrati uguali e sovrapporli dopo averli inumiditi con l'albume. Fare riposare in frigorifero per permettere un taglio regolare e far tirare le due frolle. Tagliare delle listarelle di uguale spessore e sovrapporle sempre spennellando con l'albume, formando un parallelepipedo dai colori alternati. Fare riposare in frigorifero, poi tagliare a fette regolari e infornare a 160°C fino a colorazione.


sabato 9 novembre 2013

Brioche alla zucca

Ci sono giornate in cui niente sembra girare come dovrebbe, nemmeno lo scudo della planetaria.
Per non parlare poi dell'abbattitore, che ha deciso di non presentarsi all'appello.
Noiose mail, noiose telefonate, noiose pagine da leggere e scrivere.
Noiose beghe da tutte le parti.

Un sole nudo che però non riscalda. 
Zampe nere che si strascinano a fatica.
Uno spazio sempre troppo grande sul divano, accanto a te.

Nessun brindisi.
Nessuna partenza.
Nemmeno un messaggio che ti metta di buon umore.

Deve essere lo scotto da pagare per essere spudoratamente felici, qualche giorno dopo. 
Per sentire caldo anche sotto la pioggia.
Per dimenticare la stanchezza.
Deve essere questo.


Per le brioche:
400 g purea di zucca cotta al vapore e frullata
60 g burro fuso 
680 g farina manitoba
10 g lievito di birra in polvere
150 g latte tiepido
100 g di zucchero
1 pizzico di sale
1 bacca di vaniglia

Per finire:
q.b. gelatina di albicocche

Versare nella planetaria con il gancio la purea di zucca, il burro, il latte, il sale, lo zucchero e i semi del baccello di vaniglia, poi unire la farina mescolata al lievito e lavorare per una decina di minuti, regolando di farina o latte se necessario. Raccogliere l'impasto a forma di palla, coprire con un torcione pulito e fare riposare fino a raddoppiamento del volume. 
Prendere l'impasto e poggiarlo sul piano di lavoro, sgonfiarlo appena e formare venti palline da sistemare in una teglia quadrata dai bordi alti, distanziandole di un cm e mezzo l'una dall'altra. Coprire con un torcione e fare raddoppiare il volume. 
Infornare a 180° per 15 minuti circa, uscire dal forno e spennellare con gelatina d'albicocche.
Mangiare solo se spudoratamente felici.

sabato 2 novembre 2013

Crema leggera ai loti e cioccolato

La sensibilità, si sa, è una questione di sfumature.
'ngiorno la mattina presto, e mani tra i capelli alla sera, quando è già molto tardi.
Uno stomaco da proteggere e il giusto punto di lievitazione.
Un presepe dal balcone, per chiudere bene, e una sirenetta davanti agli occhi, per cominciare meglio.
Un tempo che sta per finire e uno che forse è già iniziato.

Non basta un'attenzione fisica, ci vuole molto di più.
Per preservarsi l'anima e l'intestino ci vuole passione/vocazione/dedizione.
Serve amore, quello è il segreto.
Per fare/dire/andare e tornare.
Per cucinare.
Per poi restare.
Serve amore, solo quello.


Per la gelatina:
750 g loti
1/2 bacca di vaniglia
zucchero e gelatina a seconda della maturità dei loti (per me 20 g di zucchero e 5 g di gelatina)

Per la crema:
200 g cioccolato fondente 70%
150 g panna fresca

Per il crumble alle nocciole:
150 g farina di riso
150 g farina di nocciole
150 g zucchero a velo
150 g burro morbido

Per il crumble:
versare gli ingredienti in una ciotola capace e miscelarli con le mani picchiettando con i polpastrelli, fino ad ottenere delle grosse briciole. Versare su una leccarda da forno coperta di silpat e infornare a 160° fino a colorazione.

Per la gelatina:
sbucciare i loti e privarli dei semi, poi frullarne la polpa insieme ai semi del baccello di vaniglia. Riscaldare una piccola parte di polpa con lo zucchero e i fogli di colla di pesce reidratati, farli sciogliere bene e unire alla polpa restante. 

Per la crema:
sciogliere il cioccolato a bagnomaria, allontanare dal fuoco, aggiungere la panna e amalgamare bene.

Montare i bicchierini versando sul fondo la gelatina di loti, poi il crumble alle nocciole, la crema al cioccolato e ancora gelatina di loti, passando velocemente dall'abbattitore, o dal freezer, tra uno strato e l'altro. Terminare con il crumble alle nocciole e con piccole scaglie di cioccolato fondente.

martedì 29 ottobre 2013

Cake alla birra e cioccolato bianco

L'attesa, fra tutti gli stati d'animo possibili, è quello più curioso. 
È un'isola che non c'è a due passi dal tuo razionalissimo buonsenso.
Un iperuranio di pensieri, tutti profumati.
Un gap emotivo in cui ogni cosa è tecnicamente realizzabile.

È il momento di piccoli progetti per inseguire grandi sogni.
Del qui e adesso, e forse anche domani.
Del punto e basta, si chiude un libro e si cambia sceneggiatura.

Si abbandona la penna, si spegne il computer.
Le cianografie dei sentimenti, ormai, sono partite, impossibile azionare un civilissimo recall.
Step by step.
Chiudere la valigia.
Comprare del buon cioccolato.
Aspettare che venga il tempo.


180 g farina
150 g zucchero di canna
120 g miele di acacia
110 g cioccolato bianco
2 uova
120 g olio di semi di arachide
120 r birra scura
1 cucchiaino e mezzo lievito
1 pizzico bicarbonato di sodio
1 pizzico sale


Versare in una pentola dai bordi alti la birra, aggiungere il miele, l'olio e portare a bollore. Allontanare dal fuoco, unire il bicarbonato e fare sciogliere bene. Aggiungere lo zucchero e il cioccolato tritato.
A parte sbattere le uova e unirle al composto, poi la farina setacciata col lievito e il sale. Versare in uno stampo da plumcake rivestito con carta forno e infornare a 180° per 50 minuti circa, verificando la cottura con uno stecchino.

Mangiare con il buongusto dell'attesa.

venerdì 25 ottobre 2013

Sablés chocolat à la fleur de sel

Purtroppo o per fortuna, nella vita arriva sempre il momento di fare due calcoli, e se è il caso, di pagare anche il conto.
Alcuni sono lì da anni, infingardi, e crescono lentamente, sapendo che prima o poi sarai costretto a fermarti e a guardarli in faccia.
Altri arrivano improvvisi come uno strappo muscolare: precisi, circoscritti, dolorosissimi. 
Qualcuno lo paghi puntualmente, qualcun altro lo trascini un po' per strada.

Poi arrivano dei debiti anomali, che non sapevi nemmeno di avere contratto.
Ti offrono brownies senza cacao, così buoni che non hai nemmeno bisogno di correrci su. 
Ti allentano la tensione in fondo alla schiena, senza bisogno di massaggi.
E ti rubano un sorriso, alle sette di sera.

Perché un debito non è necessariamente una calamità naturale.
A volte, semplicemente, è un percorso da compiere.
Un pezzetto di strada.
Una lunga passeggiata a piedi scalzi.


Da Infiniment di Pierre Hermé:

150 g cioccolato fondente al 70%
150 g burro pomata
120 g zucchero di canna
50 g zucchero a velo
3 g fleur de sel
1 cucchiaino estratto di vaniglia 
175 g farina
30 g cacao amaro in polvere
5 g bicarbonato di sodio


Ridurre il cioccolato in lamelle molto sottili. 
Unire farina, cacao e bicarbonato e setacciare insieme le polveri due volte. Aggiungere al burro gli zuccheri, il sale e l'estratto di vaniglia e mescolare bene, poi unire le polveri setacciate e le lamelle di cioccolato, cercando di mescolare l'impasto il meno possibile. Compattare formando un cilindro di quattro cm circa, fare freddare in frigorifero per un paio d'ore, poi con un coltello affilato tagliare delle fette alte un cm. Infornare a 180°C per 10-12 min, in modo da lasciare i biscotti un po' indietro di cottura.

martedì 22 ottobre 2013

Torta di mele e cannella

Ci sono settimane che stanno tutte in un gesto.
Una fuga, un brindisi sui generis, un'altra fuga.
Poi una ricerca, parole.
Forse un litigio, altre parole, presto la resa.
Che poi chissà perché bisognerebbe combattere, se non se ne ha nessuna voglia.

A volte le cose funzionano in modi sconosciuti, e misteriosi. 
Senza troppe domande.
Senza nessuna risposta.
Tra mondi lontanissimi e terreni sconnessi.
A volte, semplicemente, funzionano. 

La mia settimana sta tutta qui.
Nelle mani bambine che affondano le mele intagliate solo per il gusto di leccarsi le dita.
In visi che si sfiorano sporchi di impasto, e di risate.
In boccoli biondissimi, e già addormentati.


185 g burro pomata
150 g zucchero
1/2 cucchiaino cannella in polvere
3 uova intere
200 g farina
1/2 cucchiaino baking
80 g latte
4 piccole mele verdi
2 cucchiaini di zucchero
1/2 cucchiaino cannella in polvere
3 cucchiai marmellata albicocche

Lavorare il burro con lo zucchero e la cannella fino ad ottenere un composto leggero e spumoso. Aggiungere le uova, uno alla volta, e sbattere bene. Unire la farina e il lievito setacciati insieme, poi il latte, quindi versare in una teglia. Sbucciare le mele, tagliarle a metà ed eliminare il torsolo. Praticare una serie di tagli regolari e profondi su ogni mezza mela, passarle nello zucchero miscelato alla cannella e disporle ordinatamente sulla torta, facendole affondare leggermente nell'impasto.
Infornare a 170° per un'ora circa, quindi spennellare con marmellata di albicocche tiepida.

lunedì 21 ottobre 2013

Nuvole di meringhe ai lamponi


Ottobre sono le spalline di un vestito di seta che cade giù, dopo una serata a teatro, quando rimane nell'aria il desiderio di visi puliti e musica buona. 


È una signora confusa. 
Una donna, non anziana per carità, ma non più una ragazzina. 
Ha oltrepassato la metà delle sue primavere e non è riuscita a mantenere la sua promessa più grande. 

E dire che aveva superato il trauma di una figlia adolescente e un'amante ventenne. 
Lo aveva superato, certo, non proprio indenne. 
Ma in questi casi cavarsela con qualche ruga in più, alcuni mesi di analisi e una manciata di problemi assortiti allo stomaco è già una forma più che accettabile di sopravvivenza. 

Eppure, quando pensava di avere rimesso a posto tutte le tessere di un mosaico ormai privo di contorni e di poesia, la sua scommessa è finita con una firma in tribunale, e la peggiore delle parole: il silenzio. 

Ottobre è la ricrescita del colore sui capelli stanchi, la melatonina alle due di notte e quel senso improvviso di calore al petto e alle guance, nel bel mezzo di una riunione importante. 


Ma è anche il profumo del pan di zucca la domenica mattina, le chiacchiere con una figlia già trentenne e il tempo con le amiche, sempre lì, nonostante il tempo e l'aria di maestrale. 

Ottobre è un tempo bambino e una taglia ritrovata. 
È tempo di rinascita.
È poesia, allo stato puro.



                         

Per la meringa francese:
150 g albumi a temperatura ambiente
150 g zucchero semolato
150 g zucchero a velo

300 ml panna fresca
due cucchiai zucchero a velo
una bacca di vaniglia
un pezzetto di zenzero
lamponi 


Per la meringa: versare gli albumi a temperatura nella ciotola della planetaria e cominciare a montare a bassa velocità incorporando poco alla volta lo zucchero semolato e aumentando gradatamente la velocità delle fruste. Quando la meringa sarà montata, aggiungere delicatamente lo zucchero a velo setacciato aiutandosi con una spatola. Versare in un sac à poche con bocchetta rigata e formare su una placca foderata di carta da forno delle meringhe di un diametro di otto cm circa. Infornare a 130°C per 30 minuti. 
Aprire la bacca di vaniglia e miscelare i semi interni alla panna liquida, unire lo zucchero a velo, una grattugiata di zenzero e montare con una frusta. 
Accoppiare le meringhe e farcirle con la panna e i lamponi. 
Terminare con una spolverata di zucchero a velo e una manciata di poesia.  

lunedì 14 ottobre 2013

Panna cotta alle pesche

Piccoli dolori crescono, e diventano solchi profondi.
Roba da spaccarti l'anima e impoverirti le giornate.
Il tempo non li cancella, semmai li sclerotizza.
Li ferma in momenti di buio assoluto, e li lascia lì, da qualche parte della tua vita, ad intorbidirti i pensieri.

Non esistono rimedi, non conosco soluzioni.
Guardia alta per parare i colpi. 
Fianchi snelli per fuggire in fretta.
Piedi pronti, sempre.

Non è la cura, forse un compromesso.
La peggiore delle città possibili, quindi.
Ma è la mia vita, non il mio lavoro.
E se non costringe ad abbassare la fronte... non importa, lo posso anche accettare.

Forse domani la memoria tornerà linda, e il cuore intonso.
Forse, domani.


Per la gelatina di pesche:
375 g acqua
110 g zucchero
3 pesche piccole
12 g gelatina in polvere

Per la panna cotta alla vaniglia:
935 ml panna
1 bacca di vaniglia
16 g gelatina in polvere
80 g acqua
125 g zucchero a velo

Per la gelatina: versare l'acqua e lo zucchero in un pentolino e portare sul fuoco. Quando lo zucchero sarà sciolto, unire le pesche e cuocere cinque minuti, finché non saranno morbide. Conservando il liquido di cottura, scolare le pesche e sbucciarle. Versare in una ciotola 60 ml del liquido di cottura, unire la gelatina in polvere e fare riposare per cinque minuti. Aggiungere il composto reidratato al liquido di cottura restante e portare sul fuoco a fiamma bassa finché non si scioglie. Posizionare le pesche sul fondo di uno stampo da plumcake unto con olio di semi e versare sopra il liquido. Fare freddare un paio d'ore in frigo, finché non solidifica.
Per la panna cotta: versare l'acqua in una ciotola, unire la gelatina in polvere e fare riposare cinque minuti. Mescolare la panna, lo zucchero a velo e i semi del baccello di vaniglia in una pentola e portarla sul fuoco. Sempre mescolando unire il composto di gelatina e cuocere a fiamma media fino a farlo sciogliere bene. Fare freddare a temperatura ambiente, versare sulla gelatina di pesche solidificata, mettere in frigo per una notte.


lunedì 7 ottobre 2013

Banana split

Sono sempre piccole, le cose che fanno la differenza.
La prima telefonata della giornata, e anche l'ultima.
Un messaggio inviato per allegria.
Una carezza senza motivo.
Un invito a cena, quando il tuo compleanno è passato da un pezzo.

Piccole cose per una grandissima differenza.
Questa è la vita, questo è l'amore.
Un lungo tragitto di niente insieme.

Occhi negli occhi.
Fronte contro fronte.
Niente parole, ché qualche volta davvero non ce n'è bisogno.



Da una ricetta di Maurizio Santin

Ganache montata al cioccolato bianco e vaniglia:
150 g panna
1 baccello di vaniglia
30 g glucosio
50 g cioccolato bianco
18 g burro di cacao
230 g panna

Streusel al cacao:
70 g farina
30 g cacao
100 g burro
100 g zucchero
100 g farina di mandorla

Pinoli caramellati:
125 g pinoli
50 g zucchero
15 g acqua
3 g burro di cacao

Salsa al cioccolato:
90 g cioccolato fondente
125 g acqua
25 g burro

Banane caramellate
banane 
burro 
zucchero di canna

Per la ganache (da preparare un giorno prima). Versare la prima quantità di panna e lo sciroppo di glucosio sul fuoco. Quando saranno ben scaldati, versare sul cioccolato tritato, il semi del baccello di vaniglia e il burro di cacao. Fare riposare qualche secondo, poi miscelare con un mixer ad immersione. Aggiungere al composto la panna fredda, miscelare nuovamente e fare freddare in frigorifero per almeno dodici ore. 

Per gli streusel al cacao. Mescolare insieme tutti gli ingredienti a fare freddare in frigo per un paio d'ore. Sbriciolare il composto ottenuto su una leccarda rivestita di silpat e infornare a 170°C per 10 minuti circa.

Per le banane caramellate. Tagliare le banane a becco di flauto, spennellarle con burro, spolverarle con zucchero di canna e caramellarle col cannello.

Per i pinoli caramellati. In un pentolino versare l'acqua e lo zucchero e portarli fino a 110°C, quindi aggiungere i pinoli leggermente tostati e appena scaldati al microonde, mescolare a lungo. Quando i pinoli saranno caramellati, aggiungere il burro e fare riposare versandoli su un foglio di carta da forno.

Per la salsa al cioccolato. Versare l'acqua in un pentolino e portare sul fuoco, fare scaldare un po', quindi aggiungere il cioccolato e portare ad un leggero bollore sempre mescolando. Allontanare dal fuoco e unire il burro. Fare freddare.

Montaggio del dolce. Montare la ganache con le fruste e metterla in una sac à poche. In un bicchiere posizionare gli streusel al cacao, le banane caramellate e la ganache al cioccolato bianco. Terminare con qualche goccia di salsa al cioccolato e i pinoli caramellati.

lunedì 30 settembre 2013

Torta cioccolato e pere

N. 2

Non ci credo.
A chi dice di non avere tempo.
A chi dice di non avere spazio.
A chi dice di non avere forze.

Il tempo si crea, senza subirlo.
Lo spazio non è una camera stagna: si dilata in forme e dimensioni sconosciute, direttamente proporzionali alla nostra capacità di muoverci, e di andare.
Le forze sono il riflesso dei sentimenti che proviamo, e della capacità che abbiamo di donarli a chi abbiamo accanto.

L'attenzione è un istinto insopprimibile, non un dovere codificato. 
Viene dalla natura, non dalla legge.
Ed è un minimo sindacale.

Da garantire sempre.
Di libeccio e di maestrale.
Di scirocco e di grecale.
Il lunedì mattina alle sette e un quarto, e il venerdì sera a mezzanotte.

Perché di qualunque genere e in ogni colore... l'amore è cura, questo è l'amore.
Non c'è deroga.
Non ci sono ferie.
Non esistono compromessi.



Da una ricetta di Luca Montersino:

135 g uova
25 g tuorli
180 g zucchero
18 g miele
150 g farina di riso
30 g cacao
1,5 g baking
40 g olio evo
1/2 g sale
1/2 baccello vaniglia
350 g pere Abate

Montare le uova intere con i tuorli, lo zucchero, il miele, il sale e i semi del baccello di vaniglia, fino ad ottenere un composto spumoso. Unire la farina di riso setacciata insieme al cacao e il lievito, continuare a mescolare aggiungendo l'olio a filo e le pere tagliate a cubetti. 
Versare il composto in una tortiera unta d'olio e spolverata con farina di riso e infornare a a180°C per 30 minuti circa.

Mangiare nel tempo e nello spazio che servono.

sabato 28 settembre 2013

Limone in tazza

Non ci credo.
A chi dice di non avere tempo.
A chi dice di non avere spazio.
A chi dice di non avere forze.

Lo hanno provato recenti ricerche scientifiche, ma in fondo lo sappiamo da sempre.
Chi passa la vita a lamentarsi fa male.
Non soltanto a se stesso, ma anche a chi gli sta intorno.
A noi che lo stiamo a sentire.

Non mi ricordo bene la portata del danno documentato dallo studio accademico, ma presuppongo che comporti alcune manifestazioni fisiche evidenti, tipo:
- invecchiamento precoce;
- opacizzazione della pelle, immediata e irreversibile;
- gonfiore di stomaco modello "bevo otto birre, ogni sera, per cena, più o meno da quando ho smesso di prendere il latte";
- cellulite diffusa, anche sui gomiti, sia maschile che femminile;
- ingiallimento delle arcate dentali.
Su quest'ultimo punto non sono proprio sicura, ma quasi.

Liberi tutti.
Di non avere tempo e di non trovare lo spazio.
Di non avere le forze.
Di lamentarsi dalla mattina alla sera.
Liberi tutti.
Io... mi faccio solo un po' più in là.
  

40 g burro morbido
160 g zucchero
2 uova
la scorza di mezzo limone grattugiata
2 cucchiai di farina debole
1/2 cucchiaino di lievito
80 g succo di limone filtrato
250 g latte

Lavorare insieme a lungo burro e zucchero, unire la scorza del limone e i tuorli e frustare bene. Aggiungere la farina setacciata col lievito, poi anche il latte e il succo di limone. Quando il composto sarà omogeneo, unire gli albumi montati a neve. Versare in cocottine imburrate, infornare a 180°C e cuocere a bagnomaria fino a colorazione (venti minuti circa).

Mangiare con gioia, senza lamentarsi.

mercoledì 25 settembre 2013

Tricotti

Questi biscotti sono come me.
Lunghi lunghi, e secchi.
Senza pelle tra dentro e fuori.
Ricchi di spigoli, più che di curve.
Profumati, ma solo per chi ha un tempo pari a una vita, o poco più.

Abbiamo una consistenza complessa, che nasconderemmo volentieri.
Non facciamo troppo rumore.
Assorbiamo gli umori con una violenza fastidiosa.
Ci spezziamo, certo, ma non ci pieghiamo mai.



250 g farina
100 g lievito madre
40 g burro (ma la ricetta originale prevede strutto)
50 g zucchero
50 g acqua
1 pizzico di sale

Mescolare la farina con l'acqua, il sale e il burro, quindi unire il lievito madre e lo zucchero e impastare a lungo fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo. Formare dei biscotti larghi un cm e lunghi circa otto, poggiarli su una leccarda coperta di carta da forno e farli riposare fino al raddoppiamento del volume. Infornarli a 240°C per dieci minuti, quindi spegnere e lasciare riposare. Infornare a 150°C per altri dieci minuti, quindi spegnere e fare riposare. Ripetere l'operazione l'ultima volta, infornando i biscotti a 150°C per dieci minuti, quindi spegnere e lasciare riposare. 

venerdì 20 settembre 2013

Delizie di mele

Mi piace scrivere.
Non so se è la cosa che mi riesce meglio, in generale, ma di sicuro mi piace.
A volte penso che dovrei dedicarmi alle antiche discipline orientali, allenarmi per la maratona o semplicemente riempire il frigorifero di pasticcini.
Poi ogni altro pensiero si scontorna, diventa evanescente, e piano piano sparisce.

Non ho mai capito in che cosa consista esattamente l'ispirazione, se così si può chiamare, né se funzioni per tutti allo stesso modo. 
Per me è un richiamo sottile, quasi un prurito.
Posso ignorarne la voce per giorni, settimane anche, far finta di non sentirla nemmeno.

Poi ogni volta, lo stesso copione.
Ancora in piedi accendo il pc, scostando dal viso la ciocca che da trentatré anni staziona indomita sulla mia fronte.
Faccio la vaga, mi collego al social più social che c'è.
Finisco per sentirmi un po' social anch'io.

Mi arrendo. 
Word.
File. 
Apri nuovo documento vuoto.
Cedo alle parole.

Mi abbandono alla scelta, mi faccio possedere.
È un amore sempre nuovo.
Un piacere ingenuo e perverso, infantile e raffinatissimo.
E mi sento felice.



Da una ricetta di Luca Montersino

Per la sablée Breton:
55 g tuorlo
130 g zucchero
160 g burro
4 g sale
225 gr farina
15 g lievito
4 g cannella in polvere

Per il clafoutis:
90 g uova
30 g tuorlo
65 g zucchero
40 g farina
10 g rum
100 g latte
100 g panna
15 g burro
50 g uva sultanina

Per la composta di mele:
500 g mele pink lady
50 g miele di acacia
50 g zucchero
15 g agar agar
80 g burro

Per finire:
cannella in polvere
gelatina neutra a freddo

Per la sablée Breton. Montare in planetaria il burro con lo zucchero e unire a filo i tuorli. Sostituire la foglia alla frusta e unire le polveri mescolate insieme. Fare freddare in frigorifero per un paio d'ore.

Per il clafoutis. Mescolare le uova e i tuorli con lo zucchero e la farina fino ad ottenere un composto liscio. Aggiungere il latte, la panna, poi il burro fuso e il rum. Versare il composto in una brocca o in un chinois a pistone.

Per la composta di mele. Sbucciare le mele e tagliarle a pezzetti, miscelarle con gli altri ingredienti e riporle in un contenitore di vetro. Sigillare bene con pellicola resistente al calore e cuocere per venti minuti al microonde, così da creare un sottovuoto. Una volta cotte le mele, frullarle con un mixer e fare riposare la composta in frigorifero.

Stendere su un piano la pasta sablée e coppare dei dischetti con cui rivestire i fondi di uno stampo da tartellette in silicone. Bucare i dischetti con i rebbi di una forchetta e cuocere a 180°C per quattro minuti.
Fare ammorbidire l'uva sultanina in acqua calda e poi scolarla. Riporre qualche chicco di uva su ogni dischetto, poi riempire gli stampi con il composto per clafoutis fino a 3/4 di altezza e infornare a 140°C per un quarto d'ora. Una volta cotti, passare subito in abbattitore o in freezer.
Aggiungere la composta di mele fino a riempire lo stampino e riporre di nuovo in freezer. Lucidare con gelatina neutra a freddo, quindi terminare con una quenelle di composta di mele, una spolverata di cannella in polvere e decorare con buccia di mela tagliata sottilmente.